venerdì 26 giugno 2009

IDENTITA', LINEA POLITICA, ALLEANZE

Non vorrei che da oggi fino al mese di ottobre l'argomento di discussione sia chi scegliere tra Franceschini o Bersani o tra altri outsider che verranno fuori.

E' vero che nell'immaginario collettivo scegliere un leader significa scegliere una linea politica, ma spesso la linea politica coincide con il fatto che i network relazionali all'interno del partito servano soprattutto come punto di riferimento per garantire asseti nelle istituzioni ecc...

Il problema della scelta del leader consentitemi è più complesso. E' la visione politica ciò che interessa a tutti, iscritti ed elettori, dentro la visione c'è il tema della identità, dei contenuti, delle alleanze.

Mi fermo un attimo sull'identità: in tutti i dibattiti chi è iscritto al PD è considerato uno di sinistra e punto. Ma davvero su questo non dobbiamo fare una riflessione? Perche lasciamo che passi questo messaggio nell'opinione pubblica, perchè non cerchiamo di dire qualcosa su un argomento così delicato ?


Lo dico soprattutto a coloro che vengono dall'espeienza del Partito Popolare, non ho mai sentito un leader di questa area politica aprire un confronto su questo importante aspetto che attiene la nostra natura e le nostre storie e che richiede un approfondimento serio.

Un ex dc non può essere, ma lo dico in buona fede, avendo una simpatia per il centro sinistra, nella comunicazione quotidiana "uno di sinistra". Per ragioni di storia politica, di valori di riferimento di ideali. Superare una etichetta forzosamente appiccicata dai media o da Berlusconi e necessario per capire la novità della proposta politica del PD.

A me, non più giovane, ma soprattutto ai giovani qualcuno vuole far capire il "respiro ideale" della proposta politica del PD , che nasce per superare gli steccati della appartenenza storica avendone memoria e il pù alto rispetto, e pensa di proporre idee e valori moderni, riformisti si dice ok ma spighiamo che vuol dire.

Veltroni tentò di spiegare in chiave obamiana, le ragioni politiche che stanno dietro la scelta che ha fatto nascere il Pd. Ma poi tutto questo si è perso, dopo la sconfitta delle politiche, come se non fosse un valore da salvaguardare e da comunicare Oggi esistono gli amici di tizio o caio amici della corrente degli ex ds o degli ex margherita. Questo è evidente nella comunicazione anche interna al Pd, nel linguaggio quotidiano di tanti. Troppo spesso solo le bandiere e il logo ci ricordamo la nuova appartenenza ma poi si fa una gran fatica a raccontare la nuova identità.


Quindi per cortesia, Bersani, Franceschini, piombini ragioniamo insieme sulla nostra identità.


"Facciamo corsi" per i gionalisti e conduttori televisivi da Vespa a Floris, a tutti gli altri affinchè comprendano che il PD è qualcosa che va oltre la sinistra, spieghiamo anche il perchè condividiamo la nostra nuova storia comune.


Porre attenzione a questo aspetto vuol dire davvero cercare di segnare la storia politica, in un secolo dove tutto cambia velocemente, dove la società che abbiamo difronte è sempre più destrutturata, dove il tema della rappresentanza politica ma non solo, richiede uno sforzo progettuale nuovo ed identitario. Poi perdonatemi ma credo che solo se andiamo in questa direzione possiamo dire agli italiani chi siamo, e soprattutto qual'è la linea politica?

e arrivo sul tema delle alleanze.

Veltroni e il Pd hanno avuto il merito di semplificare il quadro politico cercando di privilegiare alleanze solo di natura programmatica. Ce ne era davvero bisogno, non tanto per i fallimenti delle alleanze precedenti vedi Unione, quanto per un principio filosofico, quello della logica: si fanno alleanze organiche con chi condivide una politica programmatica comune, chi la pensa come noi sui grandi temi chi , ecc..



Dopodiche ? alle elezioni amministrative? questo sano principio che fine ha fatto? carta straccia. O meglio visto che siamo ormai nel federalismo, i partiti hanno una loro autonomia locale e quindi in barba alla logica, si possono fare alleanze di diverso tipo con la sinistra radicale, o meno radicale, in alcuni casi con l'Udc ecc... Ok il federalismo, ma così la logica viene davvero stravolta, scusatemi eh!!!. credo che tutti comprendiamo le ragioni della sfida alla logica e del fatto che superare questo sano principio sta dentro un ragionamento più ampio.

Ma non credo che il futuro ci premierà per questo e lo dico anche in considerazione del fatto che i risultati delle elezioni amministrative (ATTENTI IL PROSSIMO ANNO ABBIAMO LE REGIONALI), non sono andate affatto bene perchè al di là del vento del centro destra e della Lega, forse c'è una ragione più politica: sarà forse che con le alleanze che ci ritroviamo a livello locale non riusciamo a garantire una buona qualità amministrativa perchè siamo troppo divisi con i nostri alleati sulle cose da fare?

I nostri leader candidati al congresso una riflessione su queste cose la faranno? dati alla mano ci riescono a far capire che sta succedendo in tanti comuni e provincie dove abbiamo perso le elezioni?

facciamolo questo sforzo perchè le regionali saranno il vero giro di boa della politica italiana. E' forse questo ci deve far riflettere.

Questo mi porta a pensare che forse a volte parlare troppo di Berlusconi non aiuta a la classe dirigente del Pd a concentrasi sui veri problemi . Pensare di più alla storia comune che si sta costruendo e meno al leader della Pdl, trovare le risposte che non si hanno per far crescere una nuova identità.

Sui contenuti sentiamoci tra un pò mi voglio fumare una sigaretta! a presto

mercoledì 24 giugno 2009

cosa è cambiato con le elezioni amministrative nel rapporto tra centro sinistra e centro destra !!! Il Pd farà un congresso che sarà una sfida epocale e Berlusconi si dovrà preoccupare di allontanare la sua vita privata dalla politica!!!!!!!!!!!!

La Lega e l'IDV, continueranno, stando in disparte, ad aggregare consenso e a fare ricche risate.

Il 2010 è l'anno delle elezioni regionali, il countdown vero della politica italiana. Chi vivrà vedrà.

SC
La città di Terni ha trovato un nuovo eroe.
Una riflessione sulla comunicazione politica delle elezioni comunali

Ha vinto il candidato che ha saputo comunicare in modo più efficace il valore della identità e dell’appartenenza alla città di Terni. Leopoldo Di Girolamo è il nuovo Sindaco di Terni.
La comunicazione della sua campagna è stata costruita interamente sul valore dell’identità e della storia comune. Dal primo manifesto che faceva parlare un operaio, con la frase “Noi facciamo l’acciaio mica i cioccolatini”, alla slogan “Terni una storia comune dove ognuno conta” fino all’ultimo messaggio durante il ballottaggio, “Scegli chi ha già scelto Terni”, si è voluto consapevolmente mettere Terni al centro della campagna elettorale, una città con i suoi pregi e difetti, una città con molte contraddizioni ma con una alta qualità della vita, una città con il 10 % di popolazione immigrata ma “tranquilla”. L’altro elemento che ha determinato la vittoria al secondo turno di Di Girolamo è stato Di Girolamo stesso: da leader relazionale a leader carismatico, partito con il peso della difficoltà politiche che tutti consociamo ha costruito, giorno dopo giorno, la sua leadership con uno stile comunicativo moderato e propositivo, solo in rarissime occasione attaccando i suoi avversari politici. E’ stata una campagna abbastanza originale dai toni accessi e un pò allegorica ma una campagna divertente. Tanti i candidati in campo e tante le liste. “E’ ora di cambiare”, lo slogan dell’avversario che ha affrontato il ballottaggio: il Prof. Antonio Baldassare, un messaggio semplice e chiaro, via il centro sinistra dalla guida della città.
Una critica feroce alla giunta del Sindaco uscente Raffaelli e l’accusa politica a di Girolamo di rappresentare la continuità. Anche i temi scelti dal professore sono stati funzionali a questo obiettivo, la sua è stata una campagna fin troppo aggressiva che alla fine in termini di comunicazione non ha pagato, anzi forse è servita a serrare le fila del centro sinistra. Il risultato del primo turno va letto in questa chiave. Nel secondo turno non è cambiato molto, ancora forti attacchi a Raffaelli- Di Girolamo, (il volantino con le due facce ne è testimonianza diretta) e una timida proposta su una potenziale giunta dove il Professore se avesse vinto avrebbe nominato due assessori di provenienza politico culturale di sinistra. Una comunicazione troppo in stile berlusconiano (la proposta dei 2000 posti di lavoro, il nuovo stadio, ecc..) in una fase in cui le vicende nazionali del premier e il perdurare della crisi economica sicuramente hanno creato qualche dubbio sul valore di un approccio basato su “grandi promesse”.
Dal punto di vista della comunicazione ritengo però che il danno maggiore sia stato per il Prof. Baldassarre aver affermato al primo turno che con un consiglio comunale privo di una maggioranza qualificata, lui non avrebbe fatto il Sindaco. Rispetto a frasi del genere, anche se in piena campagna elettorale, dimenticare di aver detto questo, non aiuta ad essere credibili: “se si mente una volta si può mentire sempre”. Malgrado queste osservazioni, comunque il Professor Baldassarre, ha davvero messo il massimo impegno per comunicare alla città che lui poteva costituire l’alternativa allo schieramento di centro sinistra. Ha dimostrato di avere solidi rapporti politici (mai tanti Ministri e leader del centro destra erano venuti a Terni) e la passione per dedicarsi a questo impegno, ma non l’appartenenza alla storia della comunità ternana; anche il riferimento all’esperienza del Prof. Ciaurro è risultata strumentale e non credibile per la maggioranza dei cittadini ternani.
Comunque credo che la città abbia apprezzato lo sforzo in termini di comunicazione fatta da tutti i candidati, sia quelli alla carica di Sindaco che quelli che hanno partecipato alle altre consultazioni elettorali; vedere le piazze piene di persone fermarsi ad ascoltare un comizio per diverse ore con l’avversario a poche centinaia di metri che fa la stessa cosa è sicuramente un importante segno di civiltà e democrazia; i gazebo, divenuti ormai luoghi di partecipazione dove incontrasi fare una riflessione politica, leggere i materiali preparati dai candidati.
Tutto questo è comunicazione politica, e spesso chi vince la battaglia elettorale è colui riesce a far sentire gli elettori protagonisti eccellenti di un percorso dove il nostro eroe è colui che risulta più credibile nel raccontare la propria visione del futuro. In questa tornata elettorale l’eroe è Leopoldo Di Girolamo.